La 133 non fa altro che convertire in legge il decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112.
2- Va bene, ma allora cosa dice questo d-l 122?
La 122 "reca disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria".
Quello che ci interessa però è l'articolo 23 bis, che prevede il conferimento della gestione dei servizi pubblici locali a imprenditori o società mediante il ricorso a gara entro il 31/12/2010.
3- Cosa succederà esattamente il 31/12/2010?
Entro quella data tutte le concessioni che non rispettano il criterio della gara pubblica cesseranno. Questo darà la possibilità ai privati di mettere le mani sulla gestione dei servizi idrici locali.
4- La privatizzazione converrà al cittadino?
Assolutamente no. Il motivo è semplice, mentre un Ente pubblico si muove nell’ambito del diritto pubblico, una SpA, anche se a totale capitale pubblico, rientra in quello del diritto privato. E' bene precisare che stare nell’ambito del diritto pubblico o in quello del diritto privato non è assolutamente la stessa cosa in termini di conseguenze per chi usufruisce del servizio: essere azienda di diritto privato significa dover rispondere all’obiettivo di produrre utili, mentre un Ente pubblico assume come vincolo il pareggio di bilancio.
5- Ci sono già stati aumenti delle tariffe in seguito a privatizzazioni della gestione del SII (sistema idrico integrato)?
Ebbene sì, l'esempio più eclatante è la Toscana, regione in cui numerosi comuni hanno affidato la gestione del SII a società miste che, puntando all'ottenimento del massimo guadagno, hanno aumentato le tariffe, diminuito la manutenzione e ridotto gli organici. Il risultato è che tra le prime 3 città per le bollette più care, 2 sono toscane (Arezzo e Prato, come riporta l'articolo uscito in data 15/11/2008 sul Nuovo Corriere di Prato "A Prato non c'è il mare, ma l'acqua è salata").
6- Quindi siete contro la privatizzazione solo per motivi economici?
No. L'acqua è un bene primario, essenziale per la vita degli individui e degli ecosistemi. L’acqua costituisce, pertanto, un bene comune dell’umanità, un bene pubblico che appartiene a tutti, non una fonte di ricchezza per imprenditori e società. Dal nostro punto di vista tutto ciò è inaccettabile.
7- Come pensate di impedire questo processo?
Nell'unico modo possibile, cioè modificando lo statuto comunale. L'obiettivo è presentare in comune una proposta di delibera in cui si chiede di riconoscere che la gestione del servizio idrico integrato è un servizio pubblico locale privo di rilevanza economica. Questa definizione è pienamente legittima, in quanto l’Unione Europea demanda ai singoli Stati membri il fatto di definire quali siano i servizi a rilevanza economica e quali privi di rilevanza economica e la normativa del nostro Paese non si è mai pronunciata esplicitamente in questa direzione.Con tale operazione, il Comune avrà la potestà di decidere quale forma gestionale intenderà adottare per la gestione del servizio idrico in quanto servizio privo di rilevanza economica, e, quindi, scegliere di affidarlo direttamente ad un’Azienda speciale consortile da esso costituita. Infatti, con la sentenza n. 272 del 27 luglio 2004 la Corte Costituzionale è intervenuta nell’ambito della normativa che disciplina i servizi pubblici locali. Secondo la Sentenza citata, infatti, “il titolo di legittimazione per gli interventi del legislatore statale costituito dalla tutela della concorrenza non è applicabile a questo tipo di servizi, proprio perché in riferimento ad essi non esiste un mercato concorrenziale”.
Il legislatore statale, quindi, in materia di servizi può legiferare soltanto in riferimento al tema della “tutela della concorrenza”, tutto il resto è demandato al livello locale.
8- Servono a questo le 1000 firme?
Certo, senza di esse la proposta di delibera non può essere presentata in consiglio comunale. Abbiamo bisogno di te.
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